Mi è stato richiesto di mostrare il mio sistema di acquisizione, il "catafalco" che ho messo in piedi per poter acquisire le immagini delle minute creature che avete avuto modo di apprezzare (e di questo vi ringrazio infinitamente). Non esiste un modello standard ed ogni macrofotografo possiede il suo, personalizzato in funzione delle sue necessità, spazio, soggetti da acquisire.
Soggetto a molteplici modifiche nel tempo, ritengo di essere giunto ad un punto finale in cui non è richiesta alcuna altra modifica del sistema.
Eccolo qui, dunque, nella sua maiestatis:
La struttura portante è composta da profilati estrusi in alluminio a sezione quadrata delle dimensioni di 30 x 30 mm, e differenziata in due blocchi separati: uno che sostiene il sistema di illuminazione ed il monitor esterno, ed uno che sostiene il binario motorizzato con la fotocamera ed il supporto ai campioni. La separazione in due blocchi è stata fatta per eliminare il più possibile le eventuali micro-vibrazioni create dai pannelli LED e bracci di sostegno. Ogni piede è munito di piedini in gomma antivibrazione (13) ed il sistema verticale è fissato ad una tavola di legno composito di 2cm di spessore. Il blocco contenente l’illuminazione si può rimuovere o spostare in funzione delle necessità di acquisizione. Essendo il sistema aperto, permette un relativo facile accesso a tutte le componenti; ho scelto di basarmi su un set-up verticale in quanto quest’ultimo permette di acquisire correttamente i soggetti che mi interessano, appoggiati su una superficie piana. Il sistema di acquisizione orizzontale è invece frequentemente utilizzato per chi fotografa soggetti come insetti, che nella maggior parte dei casi sono fissati su aghi entomologici, e quindi un sistema orizzontale è preferito.
Il binario (8) che muove con passi micrometrici la camera fotografica ed il tubo porta-ottiche (5) è fissato saldamente su una piastra in alluminio con canali a V (aluminium V-slot board), permettendo di effettuare acquisizioni in posizione verticale. Un microcomputer con schermo a led (1), collegato ad esso ed alla camera fotografica via apposito cavetto (4), gestisce il movimento micrometrico ed il numero di passi (e quindi il numero di immagini da acquisire), il punto di inizio e di fine, la velocità di movimento, le pause tra un’acquisizione e la seguente, ed altri parametri. Il microcomputer è radiocomandato (11) via un sistema ad infrarossi, sistema che elimina eventuali vibrazioni che potrebbero invece essere presenti nel qual caso si utilizzasse un sistema via cavo usb.
Il binario è gestito da un motore (3) a 400 step/giro, parte del sistema modello QOOL 250 della MJKZZ (www.mjkzz.de), sistema sufficientemente calibrato per poter acquisire immagini sino ad ingrandimenti di 50x (oltre non sono andato).
La camera fotografica mirrorless della SONY (modello Alpha 7R II) è collegata (18) via la porta micro-HDMI ad uno schermo esterno (14) da 7 pollici LCD a risoluzione 1280 x 800 (modello Neewer F100). Questa periferica è particolarmente utile per poter visualizzare correttamente il punto di inizio ed il punto finale della serie di acquisizioni, così come per visualizzare correttamente il tempo di posa e l’istogramma della luminanza senza dover compiere dei particolari esercizi di yoga per visualizzare il tutto sul piccolo schermo posizionato sul retro della fotocamera. L’analisi della distribuzione della luminanza è essenziale per poter acquisire immagini con un corretto bilanciamento dei chiari e scuri, e non avere fotografie ne troppo sovraesposte ne sottoesposte.
Il sistema di illuminazione è composto da due pannelli LED (9) a 20W (modello Dryden della Brilliant) e due lampade LED IKEA (modello Jansjö, purtroppo oramai fuori produzione) flessibili (10) munite di pinze e che si rivelano estremamente utili per illuminare i soggetti più minuti.
Al fine di eliminare il più possibile riflessi di luce indesiderati, soprattutto quando si fotografano soggetti muniti di superfici riflettenti (come coleotteri, minerali, ambre, foraminiferi con teca ialina, radiolari… insomma tutti i soggetti) uno, od una serie, di diffusori aventi diametro variabile (8-14 cm) (12) sono installati intorno al soggetto. Il diffusore permette una distribuzione omogenea della luce, e ne esistono di differenti fattezze (soprattutto artigianali) e composizione; creati in funzione del tipo di soggetto che si vuole acquisire: personalmente ho utilizzato barattoli di yogurt, palline da ping-pong, bicchieri e cilindri di plastica avvolti da carta da disegno e/o semitrasparente di varie dimensioni. È importante che la carta sia bianca per non indurre variazioni cromatiche indesiderate, e non sia di grande spessore al fine di evitare di alterare i colori del soggetto e/o perdere troppa luce; la carta bianca utilizzata per fare le fotocopie o quella semitrasparente per calco vanno benissimo.
Poggiante su un piano in vetro (15) munito di piedini in feltro, e ad un’altezza di circa 20cm dalla piattaforma di base è posto il porta oggetti che, nel caso illustrato, è caratterizzato da una capsula di Petri in vetro (16) in cui sono fissate con della plastilina le ambre immerse in glicerina. Alla base della piattaforma è posto un panno in velluto nero non riflettente; questo permette di avere uno sfondo scuro relativamente omogeneo. Nel caso di soggetti in cui si richiede l’utilizzo di uno sfondo bianco (o di un altro colore) è possibile inserire dei cartoncini fissati su pinze con braccio mobile (17), interposti tra la base ed il vetro. Queste braccia articolate munite di pinza terminale in metallo (modello della SmallRig) si rivelano estremamente utili per sostenere e fissare le periferiche alla struttura portante.
Oltre allo schermo esterno che sostituisce egregiamente il piccolo schermo della fotocamera, altre due periferiche si rendono particolarmente utili: una è una alimentazione su settore (7) che sostituisce la batteria della fotocamera. Questo permette di poter avere sempre il sistema alimentato e di non dover estrarre e ricaricare le batterie della camera fotografica dopo 2-3 sessioni (sessioni che possono talvolta durare parecchio, ed avere la batteria scarica a metà strada è sempre cosa non piacevole). Un secondo strumento diabolico è una prolunga esterna allo slot che accoglie la carta SSD ed in cui sono registrate le fotografie (6). Non essendo possibile collegare direttamente la fotocamera con un laptop esterno (tutte le connessioni sono occupate) si rende necessario rimuovere la carta SSD per inserirla nel computer e scaricare le immagini da analizzare. Questa operazione effettuata ripetutamente potrebbe rischiare di danneggiare il sistema interno, e questo sarebbe causa di gran pianto e stridore di denti. Utilizzare invece questa prolunga, che facilita tra l’altro l’accesso allo slot, permette di salvaguardarne la meccanica.
Soggetto comunque a continue modifiche, questo sistema è estremamente flessibile e permette di acquisire soggetti aventi dimensioni da centimetriche a sub millimetriche senza alcun problema.