Quanto il trattamento di un'immagine può incidere sul risultato finale?
Che cosa si riesce a mettere in evidenza "in più" rispetto al file di origine, cosi' come lo si ottiene dopo il processo di compilazione (stacking)?
In questo breve post mostrero' il "prima e dopo", partendo da come si presenta il file in formato .DNG a 16bit, sino all'output finale in formato .PSD (Photoshop) e .PNG (per essere digerito dai vari social, Facebook, in primis), un poco come si mostrano i vari passaggi di preparazione di un trilobite, per liberarlo dalla sua matrice.
Nell'esempio, propongo un coleottero Scirtidae, comunemente in inglese chiamato marsh beetle, poiché le larve sono associate ad ambienti in cui è presente acqua stagnante.
L'esemplare proviene dalla cava di Yantarny, presso Kaliningrad in Russia, nota per aver dato alla luce numerose faune conservate preziosamente dentro l'ambra. Ambra del Baltico, datata al Priaboniano-Bartoniano (Eocene superiore).
Il file è stato esportato da Helicon Focus dopo la compilazione di 178 fotogrammi in formato .ARW a 16bit, acquisiti a 1/250", con un obiettivo Mitutoyo 2.5x e sistema di illuminazione a LED circolare sviluppato dalla OGGLAB. L'ambra è immersa in glicerina per eliminare tutte le deformazioni che la superficie esterna possiede, cosi' come eventuali fratture e graffi superficiali.
Il primo passo è la correzione dei colori, il bilanciamento dei colori chiari e scuri, rotazione dell'immagine (se necessario) e ritaglio (crop). Sotto l'immagine a sinistra come viene salvata dal software di compliazione, ed a destra dopo rotazione, e ritaglio.
È importante che la composizione dell'immagine segua una certa "regola d'oro", che venga rispettato una sorta di bilanciamento, equilibrio, nel complesso che si vuole rappresentare. Linee di fuga, soggetti che occupano spazi simmetrici, chiazze di colore… il tutto deve fare parte di un insieme il più gradevole alla vista possibile; ovviamente questo non sempre è possibile, nonostante le ambre si prestino volentieri a questo “gioco”.
In particolare, per i miei soggetti, non voglio solo illustrare un’immagine che possa risultare essere interessante da un punto di vista scientifico, ma deve anche attirare l’attenzione, ispirare, incuriosire, piacere [ci riesco? boh?]
Dopo queste prime operazioni essenziali, segue l'eliminazione del rumore di fondo, del noise, che si osserva in particolare in corrispondenza di superfici omogenee. Il filtraggio lo si effettua con filtri creati appositamente per questo scopo (io utilizzo DeNoise della Topaz). Il noise è molto più marcato tantopiù si lavora con valori di ISO elevati, è consigliato quindi sempre fotografare con valori il più basso possibile (100 ISO sono lo standard).
Nell’immagine seguente, a sinistra un settore dell’immagine in cui si può osservare la grana presente, mentre a destra la medesima immagine in cui il rumore è stato rimosso tramite filtraggio.
Altra operazione è la rimozione di soggetti che possono distrarre, che “sporcano” l’immagine, come fratture interne, bolle, impurità, setole… è importante ovviamente non alterare nulla che faccia parte dell’insetto (o del soggetto) che si fotografa. Setole, zampe, occhi, l’insieme dell’organismo deve risultare inalterato e solo eventuali difetti (dovuti spesso in parte all’algoritmo di compilazione delle immagini) possono essere rimossi. Non ritorno sugli strumenti disponibili sui programmi di trattamento di immagine, illustrati in un mio post precedente (QUI).
Infine, un filtro che permetta di aumentare la nitidezza dell’immagine (se necessario), viene applicato. Anche in questo caso utilizzo un software, SharpenAI della Topaz. A sinistra sempre l'immagine di origine, inalterata, ed a destra dopo la correzione dei colori, l'eliminazione del noise e l'applicazione del filtro di sharpening.
Il risultato finale, dopo aver aggiunto la barra per la scala, la firma e la cornice “per fare bello” è visibile qui sotto.
Happy stacking!
TOPolino?