I benefici nell'utilizzo della luce polarizzata.
Quanti di voi avranno già utilizzato i filtri polarizzatori per acquisire immagini più contrastate, con cieli blu cobalto, eliminare i riflessi del sole sull'acqua ed avere colori più netti eliminando il riflesso diffuso della luce atmosferica. Nell'esempio sottostante due foto sono state effettuate nelle stesse condizioni ma senza e con l'applicazione del filtro polarizzatore davanti l'obbiettivo della macchina fotografica:
Nella foto a sinistra la luce viene riflessa dalla superficie dell'acqua, rendendola "opaca", mentre nella foto a destra l'utilizzo del filtro polarizzatore, ruotato nella giusta posizione, permette di eliminare il riflesso della luce e vedere i simpatici pescetti che sguazzano allegramente sotto la barca.
Bene, le medesime operazioni si possono effettuare anche per fotografare i fossili, certi fossili, non tutti, ma alcuni in particolare. Intanto occorre un accorgimento particolare, cioè di avere DUE filtri polarizzati, uno posto sulla sorgente luminosa ed un secondo davanti l'obbiettivo della macchina fotografica.
Ruotando a 90° uno dei due filtri rispetto al secondo, fisso, si riescono a selezionare alcune direzioni di vibrazione della luce, e far passare quindi soltanto una selezione delle stesse (detto in parole molto povere). Questo vi permetterà di poter mettere in evidenza invisibili particolari che alla luce diurna (od a quella di una lampada) risultano difficilmente rilevabili.
Nell'esempio sottostante un bel trilobite Eldredgeops crassitubercolata della Silica Shales Formation (Devoniano medio, Sylvania, Ohio, USA) che mostra i famosi melanofori, supposti organi che permettevano a questo trilobite di potersi mimetizzare e sfuggire ai predatori. Info supplementari qui: https://benthamopen.com/contents/pdf/TOGEOJ/TOGEOJ-8-113.pdf
A sinistra l'esemplare senza luce polarizzata ed a destra il medesimo ma con la luce polarizzata incrociata con i due filtri. La differenza è più che evidente.
Ancora meglio è la resa con fossili che sono caratterizzati da un sottile film riflettente come quelli di Burgess Shale. Il contrasto alla luce normale è già interessante, ma con i filtri...
A sinistra l'immagine senza filtro polarizzatore, al centro con i due filtri incrociati a 90°. Emerge spettacolare la "gut-stain" tipica chiazza dovuta al rilascio di liquidi di decomposizione post-mortem e assai tipici in Marrella splendens. A destra invece la medesima immagine ma con luce diretta. Il riflesso diretto dei raggi luminosi sul sottile strato di kerogene rende questi fossili particolarmente interessanti.
Esemplare proveniente da una vecchia collezione, prima dell'instaurazione della zona parco nella Columbia Britannica (altrimenti è impossibile rinvenire esemplari di questa fauna in commercio e collezionati di recente).
Su alcuni fossili del biota di Chengjiang si possono mettere in risalto ugualmente alcune caratteristiche, ma in maniera meno marcata.
L'utilizzo della luce polarizzata risulta essere pratica anche quando si fotografano fossili che sono stati bagnati per aumentarne il contrasto con la matrice; i riflessi vengono eliminati e la superficie risulta senza i tipici riflessi dove l'acqua stagna o se si trova su superfici piane.
Un altro esempio dell'effetto della luce polarizzata è visibile di seguito su una foglia di una pianta del Devoniano belga (genere Archaeopteris):