Oggi sarà piuttosto un "esercizio di stile" piuttosto che un trattamento di immagini classico che può dare risultati immediati e di facile utilizzazione.
Lavorando con modelli numerici del terreno per il mio "mestiere" sono sempre restato affascinato da come cambiando la posizione della sorgente luminosa su un rilievo digitale, si potessero ottenere informazioni differenti. L'esempio seguente ne mostra il risultato con illuminazione orientata a 90° a sinistra ed a 315° a destra.
La regione si trova in prossimità dei Grandi Laghi della Repubblica Democratica del Congo, e si osservano grandi lineamenti e faglie legate all'evoluzione strutturale della regione.
Se opero nella stessa maniera con un fossile e poi fondo le immagini che diavolo di risultato posso ottenere? Mi sono allora un poco sbizzarrito ed i risultati sono stati assai interessanti.
Ma andiamo con ordine. Il sistema di acquisizione é semplice, un treppiede, la macchina reflex, il laptop su cui registrare la immagini in live-mode ed un faretto led che sarà utilizzato come punto luce. Il faretto è orientato in modo tale da poter dare del rilievo alla superficie illuminata, di modo tale da mettere in risalto anche le piccole differenze di rilievo presenti:
Acquisendo un numero sufficiente di immagini illuminate secondo 8-10 direzioni differenti (facendo ruotare il faretto e non muovendo il soggetto fotografato) è possibile avere un numero di immagini rappresentativo per poter passare alla fase successiva.
Come primo test ho acquisito una decina di immagini di una Maotunia iddingsi, trilobite cinese della Changhia Formation (Cambrian Series 3) dalla regione di Shandong, Cina settentrionale:
Poi tramite l'operazione di stacking delle immagini in un singolo layer, ho creato un file composto dalle differenti immagini. Dato che non ho mosso il campione, non è necessario effettuare un allineamento delle stesse. Operazione che non funziona sempre a causa della presenza di differenti zone illuminate che "confondono" l'algoritmo e che da risultati non soddisfacenti.
Nell'immagine precedente si vede il set di 8 immagini sovrapposte. Per ogni immagine un'operazione di correzione dell'istogramma ed un sharpening è stata effettuata, al fine di migliorare il bilanciamento dei colori e nitidezza dell'immagine stessa.
Ora lancio l'operazione di blending... ma che diavolo ci fa con questa operazione, In genere si utilizza per fondere immagini aventi punti focali differenti. Avete ragione (sopratutto se avete correttamente letto i miei capitoli precedenti!). Il risultato è stato il seguente:
Le zone in ombra sono state sostituite con le immagini che invece erano illuminate, c'e' stato un rinforzo notevole nei dettagli e per certi rilievi. Non tanto a scopo scientifico ma quasi un'opera astratta.
E con altri soggetti?
Proviamo con un Plumulites tafennaensis dell'Ordoviciano (Caradociano) della formazione di Ktaoua, Anti-Atlas Mountains, Marocco sudorientale:
In alto l'immagine fusa, in basso una delle 8 immagini acquisite. Humm, si forse è meglio la seconda. Ma continuiamo con altri soggetti.
Prendiamo per esempio allora una Pirania sp., spugna del Cambriano che in questo caso particolare viene dalla Weeks Formation, Cambriano medio del Millard County, Utah, USA.
Nell'immagine in particolare un ingrandimento al 100% della medesima zona, prima e dopo il processo di fusione:
emerge in queste immagini un miglior sharpening dell'immagine e si riconoscono facilmente le scanalature presenti nelle lunghe spicole di questa spugna.
Altri due test sono stati fatti su un Epibaion di una Dickinsonia costata ed una superficie colma di Kimberichnus teruzzii.
L'ultimo trattamento in particolare ha permesso di mettere in evidenza le tracce lasciate dalla radula dell'organismo in maniera pressoché inequivocabile. Queste doppie tracce risultano difficilmente visibili ad un'osservazione diretta dell'esemplare.
Insomma, questo è un semplice trattamento che ha dato risultati quantomeno interessanti e sicuramente da approfondire con altre metodologie, allo scopo di "estrarre" informazioni altrimenti poco visibili con le normali tecniche di osservazione in vivo sul campione.