[…] Il primo importante insieme di animali terrestri – denominato “fauna di Ediacara” dal nome della località australiana in cui furono scoperti i primi esemplari, ma oggi noto in tutti i continenti – visse nel periodo compreso fra circa 600 milioni di anni fa e il momento dell’esplosione (e forse alcune forme sopravvissero anche dopo). Queste grandi creature (in un caso, fino a un metro di lunghezza, sebbene la maggior parte degli esemplari abbia dimensioni nell’ordine dei centimetri o dei decimetri) tendevano a essere di forma nettamente appiattita, composte di numerose sezioni che sembrano “cucite” le une alle altre come gli elementi di una trapunta (di certo non segmentate in modo metamerico) e non sembrano possedere aperture corporee. Sebbene alcuni ricercatori abbiano cercato le origini di alcuni phyla di bilateri in seno a questa fauna particolare (Fedonkin e Waggoner, 1997) i loro accostamenti sembrano forzati, e molti paleontologi considerano la fauna di Ediacara alla stregua di una precoce espressione di possibilità pre-bilaterie nel piano corporeo dei diploblasti (con i moderni cnidari e alcuni altri gruppi che sopravvivono come vestigia di questa diversità più completa), mentre altri esperti li hanno considerati come un esperimento di vita multicellulare del tutto separato (e fallito) (Seilacher, 1989) o addirittura come un gruppo di licheni marini (Retallak, 1993)!
In ogni caso, questi fossili di Ediacara appartengono a creature con il corpo molle, e il fatto che si siano conservati in tutti i continenti indica con sicurezza che qualsiasi bilaterio coevo dotato di parti dure (o anche con un’anatomia molle simile a quella della fauna di Ediacara) sarebbe stato facilmente collezionabile. Effettivamente, disponiamo di evidenze convincenti della presenza di bilateri verso la fine del Precambriano – ma non in una forma che induca a postulare la complessità e la specificità anatomica comparse poi per la prima volta nell’esplosione del periodo successivo. Xiao et al. (1998) hanno riferito la scoperta di embrioni costituiti dai blastomeri tipici dei primi stadi di segmentazione di creature evidentemente bilaterie (rinvenuti in rocce la cui età si colloca intorno ai 570 milioni di anni, ossia ai primi tempi di Ediacara) e in strati con un tipo di sostituzione fosfatica che può preservare solo organismi minuscoli. (Si vedano Chen et al., 2000, per lo sviluppo e la conferma di questa interpretazione). Ancor più importante è stato il reperimento, da parte dei paleontologi, di una documentazione abbastanza ricca di tracce bentoniche (ma non di corpi fossili) che non avrebbero potuto esser prodotte dagli organismi di Ediacara – planctonici o sessili che fossero – e che sono state considerate, con il consenso di tutti gli esperti, di origine bilateria."
Tratto da La struttura della teoria dell'evoluzione, di S.J. Gould, 2003 Codice Edizioni, Torino (Edizione USA 2002).
A me Retallack mi ha sempre messo in imbarazzo. Se da una parte le sue teorie mi hanno in qualche modo affascinato perché "alternative" al pensiero scientifico "comune" dall'altra le trovo troppo azzardate. Individuare in Parvancorina dei semi di piante, in Dickinsonia dei funghi (poi da spiegare come era possibile che potessero essere dotati di movimento, vedi gli Epibaion di Dickinsonia e Yorgia) e altre forme attribuite a funghi/licheni in ambiente subaereo mi sembra davvero un po eccessivo.
Le forme del Mar Bianco sono tipicamente di ambiente marino, di piattaforma, quelle del Newfoundland di scarpata. L'orientazione degli individui creata dalle correnti di torbida (e non seppellite da tempeste di sabbia) mi sembrano assai chiare.
E' evidente, e su questo posso essere d'accordo con lui, che le terre emerse dovevano essere in qualche modo essere colonizzate da alghe e licheni nel precambriano, almeno in prossimità di laghi, fiumi, pozze e sorgenti idrotermali, e sopratutto negli ambienti tidali soggetti a maree. Inoltre la morfologia delle terre emerse era molto differente da quella attuale, con pendenze estremamente ridotte per centinaia di chilometri (idem lungo le piattaforme continentali) permettendo lo sviluppo di zone di lagune e laghi e piane di marea impressionanti, luoghi in cui la vita doveva essere già presente, o quantomeno in via di colonizzazione di questi ambienti subaerei.
Comunque alla fine del Precambriano, sono state rinvenute gallerie create presumibilmente da un micro-endobenthos (possibilmente nematodi), indice che metazoi anche se non muniti di scheletro rigido (fosfatico o calcareo) erano già presenti prima dell'esplosione del Cambriano.
Il lavoro di Bobrovskiy (http://science.sciencemag.org/content/361/6408/1246) è molto interessante per confermare l'esistenza di uno "slow burn", come citato nel mio recente volume e descritta in Seilacher, A., (1998). https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9756480 e ripresa recentemente da altri autori.
Bravo Stefano ottimo intervento!
Gould nel 2002 si manteneva prudente, ma già all'epoca era scettico sia sull'ipotesi di un'evoluzione della fauna di Ediacara verso phyla successivi (di artropodi, molluschi o altro), sia sull'ipotesi di Retallak, che li proponeva come una sorta di licheni marini, trovando analogie con fossili vegetali.
Il lavoro di Retallak è stato messo in dubbio, specialmente dopo la pubblicazione di Bobrovskiy sulle tracce di colesteroidi in Dickinsonia (Bobrovskiy et al., Science 21 Sep 2018, per cui varrà la pena aprire una discussione a parte), ma l'articolo resta interessante sopratutto per le comparazioni tafonomiche.
Grazie Enrico.
Di Retallak si trova questo del 1994:
Were the Ediacaran Fossils Lichens?
Paleobiology Vol. 20, No. 4 (Autumn, 1994), pp. 523-544
Abstract
Ediacaran fossils are taphonomically similar to impressions of fossil plants common in quartz sandstones, and the relief of the fossils suggests that they were as resistant to compaction during burial as some kinds of Pennsylvanian tree trunks. Fossils of jellyfish are known from siderite nodules and fine-grained limestone, and even in these compaction-resistant media were more compressed during burial than were the Vendobionta. Vendobionta were constructed of materials that responded to burial compaction in a way intermediate between conifer and lycopsid logs. This comparative taphonomic study thus falsifies the concept of Vendobionta as thin softbodied creatures such as worms and jellyfish. Lichens, with their structural chitin, present a viable model for the observed preservational style of Vendobionta, as well as for a variety of other features that now can be reassessed from this new perspective. The diversity of Ediacaran body plans can be compared with the variety of form in fungi, algae, and lichens. The large size (ca. 1 m) of some Ediacaran fossils is reasonable for sessile photosynthetic symbioses, and much bigger than associated burrows of metazoans not preserved. Microscopic tubular structures and darkly pigmented cells in permineralized late Precambrian fossils from Namibia and China are also compatible with interpretation as lichens. The presumed marine habitat of Ediacaran fossils is not crucial to interpretation as lichens, because fungi and lichens live in the sea as well as on land.
https://www.researchgate.net/publication/254199337_Were_the_Ediacaran_Fossils_Lichens
Aggiungerei le relative citazioni bibliografiche per un maggior approfondimento dell'interessante testo di Stefano:
Fedonkin, M.A., Waggoner, B.M., (1997). https://www.nature.com/articles/42242
Retallack, G.J. (1994)*. https://doi.org/10.1017/S0094837300012975
Seilacher, A., (1989). https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/j.1502-3931.1989.tb01332.x
Xiao, S. et al., (1998). https://www.nature.com/articles/35318
Muscente, A.D., et al. (2015)*. https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0031018214005173?via%3Dihub
* Non trovo i riferimenti relativi quindi metto queste pubblicazioni in sostituzione di Retallak (1993) e Chen et al. (2000)